Nel vasto panorama dei cocktail, pochi Paesi possono vantare una tradizione così ricca e affascinante quanto l'Italia, colma di storia, arte e passione culinaria. Ecco la guida che racconta la nascita dei grandi drink che hanno reso celebre la mixology italiana in tutto il mondo.
I drink che hanno fatto la storia: Milano-Torino e Negroni
Chi desidera compiere un viaggio alla scoperta dei più noti e rappresentativi cocktail italiani, non ha che l’imbarazzo della scelta di fronte alla ricchezza che il Belpaese ha da offrire, cominciando da due grandi protagonisti: il Milano-Torino e il Negroni.
Milano-Torino, un cocktail che è davvero un MiTo!
Il Milano-Torino (spesso abbreviato in MiTo) nacque ufficialmente attorno alla seconda metà del XIX secolo, ma le sue origini sono legate a un’altra data molto importante per il settore beverage italiano. Nel 1786, infatti, il distillatore torinese Antonio Benedetto Carpano ideò una bevanda perfetta per gli aperitivi, il Punt & Mes (in seguito rinominato Vermut), mescolando del vino bianco ad aromi di erbe. Poco meno di 80 anni dopo, il milanese Gaspare Campari creò qualcosa di altrettanto significativo, mettendo in pratica le nozioni di distillazione apprese in Piemonte e dando vita - da un infuso di erbe e frutti - al Bitter. Dall’unione in parti uguali di questi due eccellenti drink nacque di lì a poco anche il Milano-Torino, che nel bicchiere (un tumbler basso o un old fashioned) bilancia perfettamente sapori dolci e sentori amarognoli. Prodotto perfetto per gli aperitivi grintosi, il MiTo va consumato con ghiaccio e una fettina d’arancia, meglio ancora se con salumi, formaggi stagionati, olive e crostini al salmone affumicato.
Il Negroni e il Negroni “sbagliato”
Senza il Milano-Torino, probabilmente non sarebbe mai nato nemmeno il Negroni. In un giorno del 1919, infatti, il conte Camillo Negroni entrò nel proprio bar di fiducia e decise di voler variare leggermente il solito drink da lui ordinato (un Americano, diretto discendente del MiTo). Al posto del seltz, Negroni chiede al barista di utilizzare del gin, distillato che conobbe durante i viaggi a Londra. Fu così che inventò il Negroni, uno dei cocktail italiani più famosi anche all’estero. La ricetta classica è semplicissima: un terzo di Campari, un terzo di Vermouth rosso e un terzo di gin, la cui unione dà vita a un drink suadente e dolceamaro, da bere in un bicchiere old fashioned in accompagnamento a cibi sapidi, affumicati e piccanti, pizze, focacce e fritti da aperitivo.
Da una variazione accidentale, nacque invece il Negroni Sbagliato. Nel 1972 il bartender Mirko Stocchetto utilizzò per errore dello Spumante Brut al posto del gin, creando un cocktail più fresco e leggero, piacevolmente effervescente e ideale per gli amanti delle bollicine. Da bere in un tumbler con una scorzetta d’arancia assieme a tartine, taralli, olive e patatine.
Tempo di aperitivo: largo a Spritz e Hugo!
MiTo e Negroni sono sicuramente i drink più classici e rappresentativi dell'aperitivo all’italiana, ma c’è un altro cocktail che è riuscito a condividere con loro questo ruolo: lo Spritz! Tipico del Veneto ma amato ormai in tutta Italia, lo Spritz ha delle origini molto particolari: il termine deriva dal verbo tedesco spritzen, che significa spruzzare. Quando gli austriaci dominavano il Veneto, infatti, assunsero l’abitudine di alleggerire i vini regionali con dell’acqua frizzante, una tendenza che oggi viene ancora rispettata in alcuni bar. Solo in seguito, verso l’inizio del Novecento, questo autentico Spritz veneziano accolse le prime varianti: dapprima l’aggiunta di Seltz e in seguito - attorno agli anni ‘20 - l’utilizzo del bitter, in particolare dell’Aperol o del Campari. Oggi lo Spritz può essere considerato senza troppi dubbi l’icona degli aperitivi Made in Italy, gustato con patatine, fritti, arachidi, olive e altri deliziosi finger food.
La fragranza dei fiori di sambuco: Hugo
Nato negli anni 2000 in Trentino-Alto Adige a opera del barman Roland Gruber, l’Hugo viene comunemente considerato una variante dello Spritz, sebbene i suoi aromi e sapori siano molto diversi. Le prime versioni di questo long drink fresco e dissetante prevedevano l’utilizzo dello sciroppo di melissa al posto dell’Aperol, ma i sapori di questa pianta - considerati troppo stucchevoli - furono sostituiti dai profumi floreali dello sciroppo di sambuco, che si scoprì essere perfetto per affiancare il Prosecco. Preparato secondo gli stessi procedimenti dello Spritz, l’Hugo esalta con la propria freschezza e fragranza gustosi aperitivi a base di salumi e formaggi trentini.
Per chi ama la frutta: Bellini, Rossini e Garibaldi
Bellini, Rossini e Garibaldi sono tre celebri cocktail italiani, ognuno con la sua storia e il suo carattere unico.
Una passeggiata a Venezia con Bellini e Rossini
A prima vista Bellini e Rossini potrebbero sembrare l’emblema della semplicità. La loro lista di ingredienti è piuttosto corta (vino bianco frizzante, purea di frutta e poco più), eppure all’interno di questi cocktail classici italiani c’è molta più storia di quanta non si immagini. Era il 1948 quando Giuseppe Cipriani - proprietario a Venezia dell’Harry’s Bar - decise di ideare un nuovo drink, profumato e colorato, che in seguito divenne uno dei cocktail più famosi della Penisola. Dopo aver visitato la mostra artistica del pittore Giovanni Battista Bellini, Cipriani rimase incantato da alcuni dettagli che notò all’interno dei suoi dipinti. Fu il colore di un abito a colpirlo particolarmente, con le sue suggestive sfumature tra il rosa e l'arancio. Ispirato da questa bellezza, mescolò Prosecco di Valdobbiadene e purea di pesca, fino a ottenere un cocktail caratterizzato dalle stesse cromie. Fu così che nacque il Bellini, che dell’artista a cui si ispirò prese proprio nome. L’estro creativo di Cipriani non si concluse qui, ma proseguì in seguito con la creazione di un drink dedicato al compositore Gioacchino Rossini. Anche nel Rossini il protagonista è il Prosecco, abbinato però alla purea di fragole, che conferisce al cocktail un bel colore rosso. Servito nella classica flûte da spumante, il Rossini dona freschezza all’assaggio, accompagnando anch’esso aperitivi, primi e secondi di pesce e ricette leggermente speziate.
Garibaldi: il cocktail dei due Mondi
Inventato agli inizi del Novecento, il Garibaldi è un altro di quei cocktail che non necessitano di lunga lista di ingredienti per conquistare il palato. Basta infatti prendere un tumbler o un bicchiere old fashioned, aggiungere qualche cubetto di ghiaccio e aggiungere succo d’arancia e bitter, mescolando dolcemente. Il risultato è un drink fresco e fruttato, dai toni agrumati e dal retrogusto leggermente acidulo. Da bere durante un brunch o un aperitivo, ma anche con primi piatti corposi come amatriciana e carbonara, o ricette speziate.
Vuoi organizzare un aperitivo? Grazie a questa guida e al vasto catalogo di vini e spirits di Svinando, non farai brutta figura!