Replicare i drink preferiti in casa non è un’impresa poi così complessa, a patto di avere gli strumenti del mestiere. Ecco una piccola guida alla migliore attrezzatura per cocktail… per non restare mai senza un buon Mojito!
Mixology: guida agli strumenti per il dosaggio
Come accade per molte discipline, anche per la mixology la teoria è più complessa della pratica. Sì, perché a sentir nominare shaker, jigger, stirrer e strainer un neofita potrebbe voler scappare a gambe levate, in preda alla confusione. È quindi fondamentale fare un piccolo passo indietro e affrontare la situazione da una prospettiva diversa, partendo dalle azioni basilari che un buon bartender domestico deve compiere: miscelare, dosare, filtrare e decorare. A ogni gesto corrisponde uno strumento diverso, se non addirittura diverse tipologie tra cui scegliere! Per evitare di creare degli squilibri nei dosaggi dei cocktail (e dare vita a un cocktail troppo alcolico, poco alcolico o dalle note organolettiche sbilanciate) è fondamentale, in primo luogo, procurarsi dei buoni strumenti per la misurazione.
I misurini per la mixology hanno un nome preciso, jigger (da jig, un termine che indicava le distillerie clandestine durante il Proibizionismo), e sono un elemento immancabile per dare vita a cocktail tecnicamente precisi. Sono composti da due bicchierini uniti tra loro (di diversa capienza) in una forma che ricorda molto quella di una clessidra. Solitamente sono realizzati in acciaio o in rame, e vengono utilizzati per dosare vari tipi di spirits da utilizzare nei drink, grazie alle tacche da misurazione presenti sul profilo esterno del jigger.
Miscelazione, quali accessori usare?
Quando in Licenza di uccidere James Bond ha raccomandato al barman di preparargli un drink “agitato, non mescolato”, ha centrato in pieno un concetto molto importante della mixology: non esiste un solo modo di miscelare un cocktail. Allo stesso modo esistono tipologie diverse di miscelatori, con design e funzioni diverse. Viene definito genericamente shaker lo strumento impiegato per agitare un cocktail, effettuando movimenti specifici per un tempo che varia a seconda dell’effetto che si vuole ottenere. Lo shaker non è solo uno strumento funzionale all’ottenimento di cocktail come Cosmopolitan, Sex on the Beach o Margarita, ma è divenuto il protagonista di una vera e propria arte acrobatica, detta flair bartending.
Tutte le tipologie di shaker
Per i cocktail party con gli amici, si può scegliere tra 3 tipologie di shaker:
- Boston: detto anche shaker americano, è il più utilizzato, capiente e facile da usare. Composto da due bicchieri in acciaio, uno più grande, il tin, e l’altro più piccolo, che può essere in acciaio o in vetro. Dopo aver inserito gli ingredienti nel tin, il bicchiere più piccolo va incastrato nel primo in posizione capovolta, prima di shakerare. Ideale per chi vuole uno shaker di grandi dimensioni, per creare più cocktail alla volta.
- Cobbler: detto anche shaker continentale, è composto di tre diverse sezioni in acciaio, ossia un bicchiere che contiene la miscela, un colino (strainer) e un tappo, che agevolerà l’azione di shakeraggio. Ottimo per chi preferisce uno shaker più piccolo, ma che abbia incluso anche lo strumento per filtrare il cocktail mentre lo versi.
- Parisian: detto anche shaker francese, è il meno comune. Si compone di due parti: un bicchiere - che può essere in acciaio, vetro o plastica - e un tappo, senza colino.
Cos’è lo stirrer?
Per un’attrezzatura da cocktail completa, lo shaker non è l’unico strumento per la miscelazione che servirà. Un altro utensile fondamentale - da acquistare da solo o all’interno di un set per cocktail - è lo stirrer, ossia il famoso cucchiaino che si vede spesso tra le mani dei bartender. Lo stirrer presenta un manico allungato e un’estremità dotata di pestello o di forchettina. Questo strumento può essere utilizzato in vario modo: per mescolare il drink nel bicchiere in modo classico o ruotando il cucchiaino sfregandolo nel palmo della mano, soprattutto se dotato di design filettato. In alcune sue versioni è inoltre molto utile per pestare alcuni ingredienti.
Gli ultimi passaggi: filtrare, decorare, versare!
Il kit da barman perfetto non può infine non includere anche gli accessori per cocktail da utilizzare per completare gli ultimi passaggi prima di servire, ossia tutti quegli utensili per filtrare gli ingredienti miscelati e aggiungere qualche semplice decorazione al bicchiere. Nel primo caso lo strumento principe per la mixology è il cosiddetto strainer, un colino caratterizzato da maglie di diversa dimensione e da design vari.
Tutte le tipologie di strainer
Tra le tipologie principali di strainer ci sono:
- Julep strainer: la tipologia più antica di colino. Si compone di un semplice cucchiaio traforato, sopra il quale potrai versare la miscela ottenuta per trattenere pezzetti di ghiaccio e ingredienti solidi residui, nonché la schiuma che si forma durante la miscelazione.
- Hawthorne strainer: oggi molto utilizzato nella mixology. Consiste in una piastra di metallo dotata di fori e di manico. La sua particolarità sta nel fatto che la struttura è composta anche da una molla, che gli permette di agganciarsi più facilmente quando lo premi sulla bocca dello shaker.
- Fine mesh strainer: dotato di maglie più sottili, serve per filtrare la miscela da residui più piccoli, che sfuggirebbero a un più classico strainer a maglie grosse.
Una volta che il drink sarà stato adeguatamente miscelato, si può pensare di apportare un tocco di eleganza al risultato finale, grazie a un peeler. Di tutta l’attrezzatura per cocktail, questo strumento è uno di quelli più comuni nelle case dei consumatori. Basta infatti un semplice pelapatate per poter ricavare da arance e limoni delle ottime scorzette, non solo utili a decorare il cocktail, ma anche ad amplificare gli aromi agrumati. Per chi vuole uno zest con un tocco di stile in più, in commercio esistono peeler di vario tipo, capaci di creare decorazioni più elaborate!
La scelta del bicchiere giusto
Anche la scelta del bicchiere è importante. Per dei cocktail solitamente le tipologie sono:
- Bicchiere Hurricane: utilizzato per i cocktail tropicali. È una coppa in vetro con stelo corto e dalle linee sinuose, con bordo leggermente piegato all’infuori.
- Coppetta da Martini: iconico e pieno di stile, assomiglia alla coppa da Champagne, ma presenta una struttura dalla forma conica.
- Tumbler alto: a differenza del tumbler basso, utilizzato per whisky e simili, il formato alto è specifico per i long drink, alto e dal corpo piuttosto stretto.
- Bicchiere da Margarita: anch’esso somiglia a un bicchiere da Champagne, ma le linee che vanno dalla base della coppa alle estremità sono curve. Il bordo è inoltre piuttosto ampio.
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