La Toscana è rinomata per la sua straordinaria produzione vinicola, che vanta una varietà di vini distintivi, ognuno dei quali racconta la storia del territorio e delle sue tradizioni enologiche. Tra Chianti e Morellino, Brunello e Vernaccia, non manca l’occasione per degustare un calice di buon vino, magari da abbinare alla cucina regionale. Ecco quali sono i migliori vini da abbinare ai piatti toscani della tradizione!
Primi toscani: a quali vini abbinarli?
In alcuni ristoranti toscani non mancano le rivisitazioni gourmet dei piatti della tradizione, ma è la cucina casereccia - quella che all’ora di pranzo riempie le stradine dei borghi di profumi irresistibili - a rappresentare il fulcro della gastronomia locale. Pappa al pomodoro, ribollita e pici conquistano il palato con un tripudio di sapori, riempiendo il cuore, oltre che lo stomaco.
Pappa al pomodoro
La pappa al pomodoro è l’emblema stesso della cucina di recupero, una ricetta frugale e di umili origini, pensata per riutilizzare in modo furbo il pane raffermo.
Menzionata ne Il giornalino di Gian Burrasca di Luigi Bertelli nel 1907 - ma sicuramente molto più antica - la pappa al pomodoro si ottiene cuocendo il pane toscano tagliato a pezzi assieme alla polpa di pomodoro, fino a ottenere una sorta di spessa zuppa, profumata e ricca di sapori.
Quello dolciastro e leggermente acidulo del pomodoro si accompagna egregiamente a un vino poco corposo, come la Vernaccia di San Gimignano DOCG 2022. Con la sua notevole carica aromatica e la spiccata sapidità, questo vino tiene testa tanto al pomodoro quanto ai sapori del basilico, tipicamente utilizzato per arricchire i sapori del piatto. L’olfatto è conquistato da profumi di mela e albicocca, con sentori floreali che alleggeriscono il tutto. Al palato si fa inoltre notare per un leggero finale ammandorlato che bilancia alla perfezione la corposità di questa e di molte zuppe toscane.
Ribollita
Una visita a un ristorante tipico toscano non può prescindere da un assaggio di una delle sue zuppe più iconiche: la ribollita. Chiamarlo piatto “povero” è tecnicamente vero (nel Medioevo era consumato infatti dalle famiglie contadine), ma basta un boccone per apprezzare la grande ricchezza gustativa dei suoi ingredienti, tra cui spiccano cavolo nero, legumi (solitamente fagioli borlotti) e pane raffermo, con la possibilità di arricchire il tutto con ortaggi di altro tipo.
Il risultato è un piatto sostanzioso e nutriente, che merita accanto a sé un vino altrettanto corposo. Un calice di "Mentore" Morellino di Scansano DOCG 2022 si adegua alla perfezione a questo ruolo, grazie alla sua buona struttura, ma anche alla freschezza e alla punta di acidità che lo rendono un prodotto gradevole e beverino.
Queste caratteristiche - assieme agli aromi di frutti neri, prugna e amarena, e ai tannini moderati - esaltano i sentori della ribollita senza sovrastarli, dando vita a un abbinamento azzeccatissimo.
Pici all’aglione
Da non confondere con l’aglio - molto più pungente - l’aglione (famoso è quello di Chiana) dona ai piatti un sapore sfizioso, senza però appesantire troppo il palato (e l’alito). Come condimento dei tradizionali pici è una vera e propria delizia!
I pici all’aglione sono un primo tanto semplice quanto gustoso, che bilancia i sentori dolciastri di questo ortaggio alla leggera acidità del sugo al pomodoro, da accompagnare con una fetta di pane locale e da accompagnare con un goccio di Vino Rosso di Montepulciano DOC 2022. Il motivo per cui questa etichetta si adatta così bene ai pici, risiede nella sua freschezza e nel tocco moderato dei suoi tannini, ma anche negli aromi gradevoli di frutti rossi. Il gusto è sapido e grintoso, quello che ci vuole per tenere testa a questo condimento.
Secondi di terra e di mare: ecco cosa bere con carne e pesce
Se nei primi piatti la cucina toscana è in grado di mostrare fin da subito di cosa è capace, la variegata offerta di pietanze a base di carne e pesce non fa che confermare la genuinità della gastronomia locale. I pilastri di questa categoria sono la bistecca alla fiorentina e il cacciucco alla livornese, tutti da scoprire, e soprattutto da abbinare a un buon vino!
Bistecca alla fiorentina
Nella Firenze dei Medici era tradizione - la notte di San Lorenzo - organizzare feste cittadine durante le quali si cuocevano alla brace grandi quantità di carne, che veniva poi offerta alla popolazione assieme a del vino. Da questa usanza deriva probabilmente l’enorme diffusione della bistecca alla fiorentina, nonché il suo saldo legame con il territorio toscano.
Oggi questo taglio di carne bovina, solitamente di razza Chianina, è uno dei secondi piatti più amati della regione, cotta al sangue sulla griglia e servita con una spolverata di sale e pepe. La sfiziosa crosticina esterna e i sentori leggermente amarognoli conferiti dalla griglia richiedono un vino rosso di carattere, come un immancabile Chianti, meglio ancora se Classico. Sono molti i tratti che si possono apprezzare di lui durante l’esame organolettico: un colore rosso rubino intenso, un bouquet ricco che bilancia con eleganza sentori di frutta fresca, spezie e fiori. Malgrado l’intensità e il carattere, arriva morbido e fresco al palato, grazie a una presenza moderata di tannini e a una punta raffinata di acidità.
Cacciucco alla livornese
Vini bianchi e rossi non mancano nell’ampia selezione enologica toscana. Che dire però dei rosati? Il cacciucco alla livornese offre il pretesto perfetto per scoprirlo. Questa zuppa di pesce dalla consistenza robusta (il cui nome deriva probabilmente dal turco küçük) mette insieme nella stessa preparazione cozze, polpo, seppie, scorfano, cicale e molte altre varietà, cotti a lungo nel pomodoro e serviti con del pane toscano.
Di fronte a un piatto di questo tipo - nutriente e sapido - ci vuole un vino capace di pulire il palato e rinfrescarlo nel modo migliore. Il candidato ideale tra i prodotti locali è un "Alìe" Rosé Toscana IGT Magnum, capace di tenere testa anche a pesci più saporiti o affumicati grazie ai suoi intriganti profumi di pesca e rosa, con un’identità agrumata che spicca durante l’assaggio, equilibrato e soddisfacente.
Per finire in dolcezza: gli immancabili cantucci
C’è chi li puccia nel vino e chi invece sconsiglia categoricamente questa pratica: in qualunque modo vengano gustati, non c’è dubbio che il legame tra cantucci e Vin Santo sia saldo e intramontabile.
L’origine di questi tozzetti alle mandorle - chiamati così probabilmente in riferimento ai bordi del pane, più asciutti - risale al XVI secolo, ma nel corso del tempo il loro fascino non si è mai attenuato, soprattutto quando la loro degustazione è accompagnata da un sorso del vino dolce più noto della regione.
È grazie alle uve di Malvasia che il Vin Santo "della Torre Grande" Chianti Colli Fiorentini DOCG sprigiona una carica aromatica così intensa, che si esprime attraverso note di miele e frutta secca, con toni speziati che conquistano il palato a ogni assaggio. Questo prodotto da fine pasto, dolce, ma non stucchevole, è il compagno migliore per i cantucci, o, quantomeno, il più tradizionale.
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