Montagne e colline attraversate da fiumi, paesaggi seducenti, tradizioni ed eccellenze gastronomiche. Il Piemonte sa sempre cosa offrire ai propri visitatori, e tra le meraviglie regionali non mancano i grandi esempi enologici, famosi anche all’estero. Tra Barolo, Nebbiolo e Barbera, i vini rossi piemontesi sono un vero e proprio vanto per la regione e tutta la penisola, ottimi se gustati soli o se abbinati ai piatti della tradizione locale. Ecco quali sono i migliori!
La storia della viticoltura in Piemonte
I primi tentativi di viticoltura in Piemonte li si deve alle popolazioni celto-liguri stanziate nella regione. La loro eredità fu poi raccolta e ulteriormente potenziata dai Romani, che intensificarono la produzione e migliorarono le tecniche colturali. Risale invece ai secoli successivi la menzione a quello che è uno dei vitigni più importanti della regione: il Nebbiolo. Compare per la prima volta in una documentazione della seconda metà del XIII secolo. Era ancora presto, però, per parlare davvero di una tradizione enologica strutturata e variegata come quella odierna. Due delle più importanti denominazioni regionali - il Barolo e il Barbaresco - nacquero nel XIX secolo. Le successive innovazioni apportate alle tecniche produttive dagli anni ‘80 in poi furono fondamentali per la viticoltura piemontese di oggi.
Zone di produzione e vitigni principali
Se c'è un merito che va riconosciuto al Piemonte, è quello di possedere un territorio ricco e fecondo per i grandi vitigni che vi vengono coltivati. La conformazione geologica è rappresentata in gran parte da rilievi montani e da una buona presenza di colline. Il clima è di tipo continentale, caratterizzato da inverni piuttosto rigidi e da estati calde, ma la presenza di numerose aree vinicole rende difficoltosa l'impresa di riassumere le caratteristiche della regione in semplici generalizzazioni. Si possono invece notare delle specifiche peculiarità da zona a zona.
Langhe
La più celebre tra le zone vinicole piemontesi, patria del Barolo e del Barbaresco. Situata in provincia di Cuneo, lungo il Tanaro, presenta un clima prevalentemente secco, che garantisce alle uve Nebbiolo - il vitigno rappresentativo di quest’area - di maturare mantenendo un’alta concentrazione di zuccheri. I terreni collinari sono composti perlopiù da suoli morenici a composizione calcarea. Oltre al Nebbiolo qui si coltivano anche varietà di Dolcetto, Chardonnay, Favorita, Arneis, Freisa e Moscato.
Monferrato
La vastità di quest’area - che include le province di Asti, Alessandria e Cuneo - fa sì che di zona in zona le caratteristiche geologiche possano variare. I suoli variano infatti dai terreni argillosi ai suoli sabbiosi, fino a quelli più limacciosi. Di conseguenza i vini prodotti nel Monferrato presentano notevoli differenze dall’uno all’altro. I vitigni qui coltivati sono Grignolino, Dolcetto, Freisa, Barbera, Cortese, Brachetto, Moscato e Malvasia.
Roero
Territorio collinare che si colloca alla sinistra del fiume Tanaro e che racchiude diversi comuni in provincia di Cuneo e Cisterna. La zona presenta terreni a prevalenza sabbiosi e magri, e offre un’ottima esposizione solare per i principali vitigni qui coltivati, ossia Arneis, Nebbiolo e Barbera. Dall’esperta coltivazione e vinificazione delle uve nascono vini pregiati come il Roero DOCG, che rispecchia il lato più delicato e morbido del Nebbiolo, solitamente strutturato e tannico.
Colline Tortonesi
Zona in provincia di Alessandria caratterizzata da suoli argillosi e compatti, con tracce di tufo, e da scarse precipitazioni. Si coltivano prevalentemente Barbera e Cortese, mentre uno dei vini più rappresentativi del territorio è il Gavi.
Colline Novaresi e Vercellesi
Caratterizzate da un terreno ricco di ferro, con una buona componente acida. Grazie a esso si coltivano con ottima resa i vitigni Barbera, Vespolina, Bonarda, Erbaluce e Croatina.
Canavese
Comprende diversi comuni delle province di Torino, Biella e Vercelli, ed è caratterizzato da suoli a composizione variabile, in parte sabbiosi e in parte compatti. Il fatto che siano anche piuttosto poveri di nutrienti fa sì che la resa delle viti non sia notevole e che i vini qui prodotti siano dunque piuttosto pregiati, come l’Erbaluce di Caluso DOCG.
Alto Piemonte
È la zona più settentrionale della regione, caratterizzata da rilievi collinari che si estendono fino ai piedi del Monte Rosa. I rilievi montani garantiscono un clima più fresco in estate, ma anche una buona protezione dai venti freddi. I suoli sono diversificati a seconda della loro origine - vulcanica o fluvio-alluvionale - con sedimenti marini o porfirici. Una ricchezza minerale che favorisce la coltivazione di Nebbiolo, Croatina, Vespolina e Uva Rara.
Vini rossi del Piemonte e abbinamenti gastronomici
Regione fertile anche per la produzione di ottimi vini bianchi (uno tra tanti l’Arneis Langhe DOC), il Piemonte è noto agli appassionati italiani ed esteri soprattutto per i suoi eccellenti rossi, corposi, strutturati e indimenticabili.
Barolo
Fiero figlio delle Langhe, dove viene coltivato tra i 170 e i 540 metri sopra il livello del mare, il Barolo è uno dei vini rossi del Piemonte più amati anche all’estero. Questo prodotto porta nel calice il meglio del vitigno Nebbiolo: un profilo aromatico elegante che fa delle suggestioni di rose e spezie il proprio fiore all’occhiello. Si presta inoltre benissimo all’invecchiamento, che ne amplifica la robustezza e sottolinea le note di pepe nero, liquirizia e noce moscata. Al calice sfoggia una veste color rosso granato, con affascinanti riflessi aranciati, mentre al palato arriva pieno e nobile, con una struttura che si abbina alla perfezione con le ricette calde e corpose della tradizione autunnale e invernale, come il regionale brasato o piatti a base di selvaggina. Via libera anche a piatti caratterizzati da condimenti saporiti come lasagne al ragù o la tradizionale bagna cauda.
Nebbiolo
Anch’esso prodotto iconico della regione e della zona produttiva delle Langhe, il Nebbiolo è uno dei vini rossi del Piemonte più amati, vinificato a partire dal vitigno autoctono omonimo. La degustazione rivela note inebrianti di ciliegia, rosa e violetta, con un tocco di anice che dona al tutto un tono quasi balsamico. La notevole presenza di tannini rende questo vino un prodotto robusto e strutturato, sebbene abbia delle declinazioni più delicate nella zona del Roero. La carezza vellutata che dona al palato durante l’esame gustativo lo rende un vino perfetto per essere abbinato a primi piatti con sughi di carne, pasta ripiena e ricette a base di carne rossa. Si può inoltre apprezzare in accompagnamento a un tagliere di formaggi stagionati locali e con il tartufo d’Alba, altra eccellenza regionale.
Barbera
La Barbera è uno dei grandi protagonisti dell’enologia piemontese, prodotta in particolar modo nel Monferrato, tra 150 e 400 metri s.l.m. La vivacità della Barbera si esprime prima di tutto nel calice, grazie a un colore rosso rubino intenso. L’esame olfattivo rivela poi un profilo organolettico complesso, nel quale i sentori di frutti rossi e neri si mescolano alle note più suadenti di vaniglia e fiori. Portarlo in tavola significa offrire ai commensali un vino di gradevole beva, intenso negli aromi, ma anche piuttosto leggero, reso più fresco dalla nota acidula che si può percepire al palato. Gli abbinamenti gastronomici più azzeccati? Formaggi locali, come la toma piemontese, pasta ripiena e brasato.
Barbaresco
L’identità del Barbaresco DOCG è saldamente legata a quella del Nebbiolo, unica varietà utilizzata per produrre questo vino nelle Langhe. Il Barbaresco regala note organolettiche uniche: un colore rosso rubino limpido e trasparente che assume tonalità granate grazie all’invecchiamento, e aromi fruttati pungenti, che ricordano la marmellata. Al palato si percepisce subito la tannicità di questo vino, che vira verso sentori ammalianti di liquirizia ed erbe. A tavola il Barbaresco è un prodotto di grande struttura, lo si può consumare con della frittura, ma dà il meglio se affiancato a piatti di carne locale, come le bistecche di Fassona. Da provare assolutamente anche con ricette a base di tartufo e piatti della cucina etnica, meglio ancora se piccanti o speziati.
Roero
Forse è il suo colore rosso rubino intenso, con una tendenza al granato nelle versioni più invecchiate, o forse è la carica aromatica che si esprime in note fruttate e leggeri sentori di legno. Sta di fatto che il Roero DOCG - prodotto nell’omonima zona vinicola - conquista tanto la vista quanto l’olfatto, con un’eleganza straordinaria. Al palato, poi, è una carezza: vellutato e corposo, con un finale persistente e una buona tannicità, caratteristiche che si adattano a tutto pasto, ma che risultano particolarmente azzeccate in abbinamento a piatti più leggeri, come risotti o carni bianche, oppure più corposi (specie se invecchiato), come arrosti e ricette a base di selvaggina.
Dolcetto
Questo vino - la cui declinazione più celebre anche all’estero è quella del Monferrato - viene chiamato così solo per la dolcezza dei suoi acini, che però danno vita a un prodotto secco, consumato soprattutto giovane, ma che non disdegna l’invecchiamento di qualche anno. Il profumo di frutti rossi che si percepisce all’olfatto lascia subito spazio, al primo assaggio, a un gusto morbido e piuttosto delicato, con un finale leggermente ammandorlato che dona carattere al prodotto. A tavola un "Brichet" Dolcetto d'Alba DOC è un perfetto vino per aperitivi, poiché si abbina alla perfezione ai salumi e ai formaggi locali. Si sposa poi bene anche con la pasta fresca e la pasta ripiena, mentre è un compagno eccellente per preparazioni di carne non troppo complesse, come il bollito.
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