È tempo di bollicine! Le differenze tra Prosecco e Champagne

    Alla scoperta di due eccellenze e di ciò che le rende uniche

    È tempo di bollicine! Le differenze tra Prosecco e Champagne

    Nel mondo delle bollicine c’è un filo sottile che unisce Francia e Italia. La prima è il Paese in cui nasce uno degli spumanti più noti al mondo, lo Champagne, mentre la seconda ha dato vita - fra i diversi tipi di spumante - a uno dei maggiori successi quando si parla di sparkling wines: il Prosecco. Ecco una guida per scoprire la storia, le caratteristiche e le differenze tra Prosecco e Champagne.

     

    Le origini del Prosecco

     

    Fin dagli antichi romani l’antenato del Prosecco - il Pucino - era molto apprezzato dalle classi sociali più in vista. Nel XVI secolo, da castellum nobile vinum Pucinum - come era noto in antichità nella zona di Trieste - questo vino prese il nome di Prosecco, dal Castello di Prosecco, nei pressi della località con lo stesso nome.

    La sua storia non è tuttavia solo legata alla regione del Friuli-Venezia Giulia, ma nel corso del tempo coinvolse anche il Veneto, dove si diffuse soprattutto nella zona di Conegliano-Valdobbiadene, che oggi infatti è la più vocata e nota per la sua produzione. Sebbene non manchino alcune declinazioni di Prosecco cosiddetto “tranquillo”, ossia fermo, con l’introduzione del Metodo Charmat (o Martinotti, per dirlo all’italiana) la sua produzione si è concentrata soprattutto sulla versione spumante.

     

    Le origini dello Champagne

     

    Le origini dello Champagne sono da ricercarsi naturalmente nella regione della Champagne, dove le viti erano già coltivate ai tempi dei Galli, anche se furono i Romani a potenziare le tecniche agricole e a sfruttarle economicamente.

    Il monaco benedettino Pierre Pérignon nel 1670 recuperò i vitigni dell'abbazia d'Hautvillers e li riportò in auge, assemblando uve diverse e adottando metodi di pressatura delicata, per ottenere vini bianchi da uve a bacca nera. Non si limitò però a questo: Pérignon scoprì che attraverso una seconda fermentazione effettuata tramite l’aggiunta di lieviti, era possibile produrre anidride carbonica e dare vita a vini dotati di spuma. Perfezionando questo procedimento (e selezionando il miglior vino per applicarlo, il Pinot Nero), il monaco diede vita al cosiddetto Metodo Champenoise, l’unico consentito per la produzione dello Champagne.

     

    Il metodo di produzione di Champagne e Prosecco

     

    Non basta parlare di metodi di produzione per approfondire tutte le differenze tra Prosecco e Champagne, ma è sicuramente un buon punto di inizio. Tolte queste differenze sostanziali tra i metodi di produzione, sia lo Champagne che il Prosecco possono assumere diverse sfumature a seconda del residuo zuccherino (Extra Brut, il più secco, Brut, Extra Dry, Dry e Demi Sec, il più dolce).

     

    Come si produce lo Champagne?

     

    Il Metodo Champenoise utilizzato per la produzione di Champagne consiste in una serie di processi canonici, che possono essere suddivisi in:

    1. Produzione del vino: l’uva (varietà Pinot Nero, Pinot Munier e Chardonnay) viene vendemmiata in anticipo, accuratamente selezionata e in seguito pigiata in modo delicato. La prima fermentazione avviene in questa fase a 15°-20° C.
    2. Assemblaggio: i vini ottenuti vengono selezionati e assemblati, in modo da uniformare annate, terroir e uvaggi diversi, mantenendo la “firma” della Maison produttrice.
    3. Tiraggio/Presa di spuma: al vino imbottigliato viene aggiunta una miscela chiamata Liquer de tirage, composta da vino, lieviti selezionati e zucchero. Avviene quindi la seconda fermentazione, che contribuisce alla produzione di anidride carbonica all’interno delle bottiglie, per circa due mesi. Le bottiglie vengono posizionate inclinate a testa in giù su degli appositi cavalletti definiti pupitres, e regolarmente ruotate per far depositare i lieviti sul tappo, nel cosiddetto processo di remuage.
    4. Sboccatura: altra fase molto importante è la sboccatura, o dégorgement, che consiste nel congelare il collo della bottiglia e nel rimuovere il particolare tappo a vite con la quale è stata chiusa.
    5.  Dosaggio: si aggiunge alle bottiglie il cosiddetto Liqueur d’expédition, una miscela vinosa che può variare da produttore a produttore, dando vita a diverse sfumature organolettiche.

     

    Come si produce il Prosecco?

     

    terroir prosecco valdobbiadene

    Per la produzione di alcuni spumanti si segue invece il cosiddetto Metodo Charmat, anche detto Martinotti dal nome dell’enologo che lo ideò nel 1895. Per ridurre tempi e costi di produzione, Martinotti capì che si poteva effettuare una rifermentazione rapida, capace di esaltare i sentori primari. Per questo motivo si prestava bene per la spumantizzazione di vitigni di natura aromatica, come per esempio il vitigno Glera utilizzato per il Prosecco, caratterizzato da una buona componente zuccherina, ma anche da una discreta acidità.

    Le fasi seguite dal Metodo Charmat per la produzione del Prosecco sono:

    1. Prima fermentazione: le uve selezionate vengono lavorate e lasciate fermentare in autoclavi d’acciaio. Da questo primo passaggio vengono poi scelti i prodotti da assemblare.
    2. Seconda fermentazione: il prodotto viene sottoposto per un periodo variabile (solitamente dai 30 agli 80 giorni) a una seconda fermentazione, sempre in autoclavi d’acciaio, tramite l’aggiunta di lieviti e zuccheri.
    3. Filtraggio: il vino viene filtrato, travasato e conservato in luoghi dove la pressione esterna è uguale a quella che si riscontra all’interno della bottiglia.
    4. Dosaggio: se il prodotto rifermentato necessita di un rabbocco, il metodo Charmat “lungo” (che comporta una permanenza sui lieviti che va dai 9 ai 15 mesi) prevede anche l’aggiunta di un po’ di Liqueur d’expédition.
    5.  Imbottigliamento: mantenendo le condizioni ottimali di pressione, il vino viene imbottigliato e immesso sul mercato.

     

    Champagne e Prosecco: caratteristiche e abbinamenti consigliati

     

    champagne prosecco aperitivo

    Lo Champagne si esprime a livello visivo tramite un perlage sottile, vivace e persistente. Nel calice si presenta in un’elegante e raffinata veste dalle sfumature variabili, che vanno dal dorato al verde, fino ad accogliere tonalità rosate o rossastre, a seconda del vitigno utilizzato. Le note aromatiche dipendono dal vitigno utilizzato.

    A tavola uno Champagne Bonnet Gilmert Blanc de Blancs Extra Brut può essere il protagonista perfetto per gli aperitivi, con il sushi sa il fatto proprio, così come si sposa bene anche alla gran parte dei primi o dei secondi di pesce.

    Uno Champagne Apollonis Authentic Meunier Blanc de Noirs Brut è invece indicato per accompagnare le carni bianche, specie se cucinate arrosto.

    E con i dolci? Un Rosato Demi-sec è perfetto con la pasticceria secca o con una tradizionale crème brûlée.

     

    Meno complesse sono le note organolettiche del Prosecco, la cui denominazione DOCG di Conegliano-Valdobbiadene è particolarmente nota. Questo spumante gradevole e beverino conquista il naso con profumi intensi di pera e mela, con tocchi leggeri di fiori bianchi e rose. La freschezza al palato, con note minerali che - assieme al perlage vivace - vivacizzano l’assaggio, si presta benissimo ad aprire un menù, motivo per cui è sempre più in voga durante gli aperitivi a base di molluschi o di salumi non troppo speziati. Un Prosecco Superiore DOCG Conegliano Valdobbiadene Extra Brut è ottimo anche per sgrassare paste e risotti di mare, mentre lo si può affiancare a pietanze dolci - come torte alla frutta o crostate - nella sua versione Dry o Demi-Sec.

     

     

     

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