Ci sono luoghi che sembrano avere una vocazione particolare per la viticoltura. Uno di questi è il Cile, un Paese tanto morfologicamente particolare quanto prolifico per quanto riguarda la coltivazione dei vitigni, prevalentemente importati. I migliori vini del Cile nascono dal connubio tra la varietà territoriale e le recenti innovazioni in campo agricolo, e stanno contribuendo a fare di questo Paese una nazione vinicola emergente di una certa rilevanza.
La viticoltura in Cile: un po’ di storia
Rispetto a molti altri Paesi - nei quali la coltivazione della vite è strettamente legata ai sistemi colturali ideati in epoca classica - si potrebbe dire che l’introduzione di questa pianta in Cile sia piuttosto recente. Il merito della sua diffusione nel Paese va attribuito ai missionari spagnoli, che attorno al 1550 importarono i semi del vitigno a bacca rossa País, per favorire la produzione di vino a scopi liturgici nel Nuovo Mondo.
L'importazione di vitigni provenienti dal resto d’Europa avvenne invece attorno al 1850, dopo l’ottenimento dell’indipendenza da parte della Spagna. Lo sviluppo e la diffusione della coltivazione in Cile furono inoltre favoriti dalle particolari condizioni territoriali, che fecero sì che l’epidemia di fillossera non dilagasse. Fu così che i vini cileni conobbero un periodo particolarmente favorevole rispetto a un mercato europeo messo in ginocchio dal parassita.
Zone di produzione e caratteristiche geografiche
La particolare morfologia del Cile fa sì che le condizioni climatiche e le caratteristiche geologiche si differenzino molto da una zona all’altra. Tra le diverse aree di produzione - concentrate in particolar modo nelle valli situate tra la costa lambita dall’Oceano Pacifico e la cordigliera delle Ande - si riscontrano però dei tratti comuni, che agevolano la coltivazione delle viti e la maturazione dei frutti, come il clima temperato e secco, con temperature che di giorno non superano i 30°-35°C, piogge che si concentrano soprattutto in inverno e suoli ricchi di nutrienti.
Grazie a queste condizioni ambientali e a un’ottima esposizione solare, le viti si prestano bene alla coltivazione biologica senza temere le più note malattie che le attaccano, come muffe, peronospora e la già menzionata fillossera.
Atacama
Si tratta di un’area desertica le cui difficili condizioni ambientali non impediscono la coltivazione della vite, grazie a innovative tecniche di irrigazione e alla presenza del fiume Copiapò nell’omonima sottoregione. Qui nascono vini fruttati e complessi, tra cui Syrah, Sauvignon Blanc e Cabernet Sauvignon. Altrettanto rilevante è la Valle di Huasco, le cui escursioni termiche diurne donano un pizzico di acidità ai vini qui prodotti, tra cui il Moscatel de Alejandria.
Coquimbo
Qui il clima è caldo e arido, con poche precipitazioni e suoli rocciosi. La vicinanza con la costa e con le Ande fornisce però ai vigneti di Syrah e Sauvignon Blanc un’ottima ventilazione. La vicina Valle di Limarì si presta invece fertile alla produzione di Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Syrah, ai quali i terreni calcarei conferiscono una nota minerale.
Aconcagua
La rilevante produzione di Chardonnay, Syrah, Pinot Nero, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Pinot Nero è possibile grazie al buon apporto d’acqua garantito dalle precipitazioni e dal monte Aconcagua, nonché all’influenza del Pacifico nell’area più vicina alla costa, come la Valle di San Antonio e la sua regione interna, la Valle di Leyda. La Valle di Casablanca dà invece vita a interessanti declinazioni di Pinot Grigio e Gewürztraminer.
Valle Centrale
Non troppo lontana da Santiago, la sottoregione della Valle di Maipo, si sviluppa in parte sulle colline andine e in parte lungo la costa e si presta alla produzione di un Cabernet Sauvignon dal retrogusto minerale e leggermente salato e - nelle zone più calde - di Merlot e Carmenère fruttati e intensi. I rossi prevalgono anche nella Valle di Rapel: Merlot e Carménère a nord (Cachapoal Alto), ai piedi delle Ande, e audaci Cabernet Sauvignon, Syrah e Carménère nella calda e soleggiata zona meridionale (Colchuaga).
Regione del Sud
Tra le sottoregioni di Itata, Bio-Bio e Malleco, il clima temperato favorisce la coltivazione di diversi vigneti, anche di antica tradizione, come il País, il Carignan e il Moscatel de Alejandria, nonché il Cabernet Sauvignon e il Merlot, caratterizzati da un buon bilanciamento tra componente fruttata e acidità.
Regione Australe
In questa zona - più sperimentale e meno legata a quella che è l’antica viticoltura in Cile - il clima è più fresco e le precipitazioni sono più abbondanti. Qui, in un territorio composto da foreste e montagne che si divide tra la Valle di Cautìn e la Valle di Osorno, i vitigni più diffusi sono il Sauvignon Blanc, lo Chardonnay e il Pinot Nero, aromatici e strutturati, nonché qualche varietà di Riesling e Gewürztraminer.
Abbinamenti gastronomici con i vini cileni
Il Cile deve molto ai vigneti internazionali coltivati sul territorio, che godono della diversità climatica e ambientale del Paese e danno vita a declinazioni notevoli. Tra i più diffusi vini rossi cileni spiccano il Cabernet Sauvignon e il Carménère.
Il primo, ben rappresentato da una bottiglia di "Cota 500" Cabernet Sauvignon 2019, è un vino fermentato a contatto con lieviti autoctoni e affinato per dieci mesi in botti di rovere. Caratterizzato da un colore rosso rubino e da un profilo aromatico che viaggia tra i sentori di frutti rossi e quelli speziati, il Cabernet Sauvignon cileno è vivace e strutturato e porta con sé una significativa componente tannica, facile da abbinare a piatti di carne gustosi, ma anche formaggi mediamente stagionati e primi dai sapori corposi.
Il Carmenere do Colchagua Reserva 2021 - anch’esso vinificato da uve di origine bordolese coltivate in gran quantità nella soleggiata Valle di Colchagua - si mostra all’esame visivo con una veste di colore rosso intenso. All’olfatto conquista subito con le proprie note fruttate e i leggeri sentori erbacei di fondo, che si amplificano con l’invecchiamento. Il Carménère è un compagno ideale per tutto il pasto, ma eccelle negli abbinamenti con carne rossa e selvaggina. Non disdegna però l’accostamento a un tagliere di formaggi stagionati.
Tra i rossi merita una menzione particolare anche il País, percepito come locale, ma in realtà importato dalla Spagna nel XVI secolo, per dare il via ai primi esempi di produzione enologica cilena. Il País è un vino rosso dalla buona tannicità, che coniuga freschezza e corposità e che si sposa alla perfezione con tapas spagnole, carni bianche e verdure grigliate.
I vini bianchi cileni più diffusi sono Sauvignon Blanc e Chardonnay, entrambi caratterizzati da un buon bilanciamento tra sentori agrumati e note di frutti tropicali, come ananas e papaya. Elegante e leggermente minerale il Sauvignon, strutturato e persistente lo Chardonnay, questi prodotti creano degli accostamenti interessanti con aperitivi gustosi, rustici e piatti a base di pesce.
Chiude questo viaggio alla scoperta dei vini cileni il Moscatel de Alejandria, un vino dal carattere dolce che può essere abbinato a piatti di pesce e crostacei nella sua versione secca, o sorseggiato come vino da fine pasto, assieme a dessert di vario tipo (mignon, biscotti o anche una coppetta di gelato) nella versione dolce, grazie alla sua spiccata aromaticità, ai carichi sentori fruttati e al leggero e interessante retrogusto di mandorla.
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