È l’agricoltura a dettare i tempi: #Intervistando Olimpia Roberti, Le Bertille

    Com’è nata l’azienda?

    Romana di origine, nasco come avvocato ma la passione per il vino è stata più forte e mi ha portato a Montepulciano. Ho abbandonato il caos della città, e così, io per prima e subito dopo i miei genitori, siamo venuti a vivere tra i nostri vigneti e abbiamo iniziato a produrre vino.

    Ho altre due sorelle, Allegra che si occupa della distribuzione del vino a Milano e Oretta, avvocato anche lei, impegnata nella comunicazione dell’azienda.
    La Tenuta de Le Bertille che i miei genitori acquistarono negli anni ‘70, comprendeva, oltre ai vigneti, anche un casolare che, dopo un’attenta ristrutturazione, è diventato il cuore del nostro agriturismo.

    Nel 2006 abbiamo imbottigliato il nostro primo Nobile – annata 2003- , e io ho realizzato il sogno di diventare imprenditrice agricola. Complessivamente oggi l’ azienda Le Bertille si estende per 20 ettari di cui 14 destinati al vigneto.

    Che varietà coltivi e che denominazioni ti rappresentano.

    Produciamo vini fortemente territoriali. Quando impiantammo la vigna facemmo una scelta controcorrente perché nel 2002 andavano di moda vitigni internazionali come il petit verdot, il cabernet o il merlot.

    Volemmo rischiare per puntare su vitigni autoctoni al fine di esaltare il valore del territorio e della sua storia: il colorino, il ciliegiolo, il canaiolo a raspo rosso (un vitigno che nel diciottesimo secolo era addirittura più coltivato del sangiovese), il prugnolo gentile (un tipo di sangiovese storicamente coltivato nella zona di Montepulciano), e ovviamente il sangiovese di cui sono stati scelti cloni a grappolo spargolo e bacca piccola con un rapporto tra buccia e polpa ottimale al fine di ottenere una maturità fenolica in perfetto equilibrio. Questa scelta oggi ci ha premiato.

    Oggi produciamo quattro tipologie di vino: Vino Nobile di Montepulciano DOCG, Rosso di Montepulciano DOC, Chianti Colli Senesi DOCG e un IGT Rosso Toscana, “L’Attesa”.

    Quale messaggio vuoi dare con il tuo vino?

    Puntare sulla qualità laddove passione e impegno sono alla base può davvero portare alla realizzazione di un prodotto d’eccellenza.

    Cosa ti lega di più al tuo territorio e cosa ritrovi di questo nel vino che produci?

    Sono molto legata ai ricordi e ai sapori della mia infanzia e di questa terra.
    Negli anni ’70, quando ancora non eravamo produttori, mio padre impiantò una piccola vigna per suo piacere e per divertimento. Qui ho trascorso molto tempo all’aria aperta. Salivo sul trattore con lui e lo seguivo in tutte le attività della cantina. Mi piaceva il profumo del vino, come guardava il vino spillato, come lo odorava.

    Quali sono i sapori tipici della tua terra che ti piace abbinare di più ai tuoi vini?

    Amo molto abbinare il Chianti Colli Senesi alla carne alla brace, chianina ovviamente. Il Rosso ai piatti in umido, mentre invece il Vino Nobile al cinghiale alla cacciatora, al brasato oppure al peposo, tutti piatti tipici della nostra zona.

    Un tuo bel ricordo enologico.

    La caldissima estate del 2003, erano gli anni in cui stavamo impiantando parte del nostro vigneto. Sono riuscita a far sopravvivere 14.750 barbatelle irrigandole una ad una!

    Il vino: passione solitaria o condivisa?

    Condivisa con tutta la mia famiglia. Sin da piccolissime noi sorelle passavamo le nostre domeniche tra i filari, in cantina, a contatto continuo con la natura.
    Quando abbiamo deciso di scommettere sul nostro vino e l’azienda è cresciuta, mio padre per primo ha creduto in questo progetto e partecipato alla realizzazione del mio sogno. Poi piano piano tutta la famiglia ci ha seguiti.

    Passioni a parte il vino: cosa ami fare nel tempo libero?

    Mi piace cucinare pensando al pasto come momento di condivisione e poi amo viaggiare. Per chi come me lavora in questo settore, il tempo non è molto e i vincoli sono tanti. È l’agricoltura a dettare i tempi. Non ci sono domeniche, non ci sono feste comandate.

    Un sogno un rimpianto e un progetto.

    Mi sarebbe piaciuto studiare anche agraria e specializzarmi in enologia, anche se in realtà sono certa non ci sia niente di più istruttivo che una dura esperienza sul campo. Sogno di realizzare un vigneto da selezione, per il resto desidero soltanto entrare sempre più in sintonia con le nuove esigenze della mia vigna dettate dalle ultime difficili variazioni climatiche.

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