Vino Barolo DOCG

    Storia e caratteristiche del più famoso vino piemontese

    Vino Barolo DOCG

    Il Barolo DOCG è uno dei più nobili vini rossi piemontesi, ambasciatore dell’enologia italiana nel mondo, un prodigio dalla personalità raffinata ed elegante. Questo grande vino ha una storia da raccontare e un legame con il territorio che pochi altri vini vantano: prende il nome dall’omonimo città di origine, uno degli 11 Comuni dove la produzione di questo pregiato nettare è concessa, da terre che donano la massima espressione, insieme al Barbaresco DOCG, di vinificazione in rosso del Nebbiolo.

     

    L’antica storia del Barolo DOCG

    Quali sono stati gli avvenimenti storici che hanno portato il Barolo a diventare il più rinomato vino italiano? Il Barolo DOCG è ottenuto interamente da uve Nebbiolo, vitigno coltivato in Piemonte da sempre, ma la storia di questo grande vino inizia a metà del XIX secolo, grazie ai marchesi Tancredi Falletti e Giulia Colbert Falletti di Barolo. I marchesi erano proprietari di tenute e cantine attorno al castello di Barolo e, con il sostegno di Camillo Benso Conte di Cavour, a metà dell’Ottocento iniziarono a produrre questo vino secco, eccezionalmente armonioso, destinato a conquistare una grande notorietà, diventando prima il fiore all’occhiello dei Savoia in tutta Europa, poi l’orgoglio vinicolo del Piemonte e dell’Italia in tutto il mondo.

    Pare che la nobildonna, Giulia di Barolo, quando realizzò che re Carlo Alberto era interessato a quel nuovo vino, decise di donargliene 300 carra, l’equivalente di 150.000 litri. Al Re piacque così tanto da decidere di comprare la tenuta di Verduno per produrlo da sé e anche Vittorio Emanuele II di Savoia seguì il suo esempio, acquistando la tenuta di Fontanafredda a Serralunga d’Alba, non volendo più rinunciare al pregiato vino onnipresente in tutte le corti: fu così che nacque Sua Maestà il Barolo, “il re dei vini, il vino dei re”.

    Grazie all’affinarsi delle tecniche di produzione e alle straordinarie qualità di questo vino, all’inizio del ‘900 il Barolo era ormai divenuto così ambito che nacque l’esigenza di proteggerlo dalle contraffazioni e di valorizzare le caratteristiche uniche che ogni porzione di vigna è in grado di esprimere nel calice. Già nel 1927 sulla Gazzetta Ufficiale venne pubblicato il “Decreto sui vini tipici”, che delimitava le zone di produzione del Barolo, sottolineando le aree di origine geologica tortoniana e quelle elveziane, fino ad arrivare nel 2009 all’approvazione delle Menzioni Geografiche Aggiuntive del Barolo DOCG.

     

    Zone di produzione e tipologie di Barolo DOCG

     

    Il Barolo nasce nelle Langhe, zona piemontese compresa tra le province di Cuneo ed Asti che confina con Roero e Monferrato e, in particolare, la Bassa Langa, compresa tra i fiumi Tanaro e Belbo. Il termine langa, la cui origine è incerta, in piemontese indica la collina. Oggi il Barolo si produce nel territorio di 11 comuni dislocati intorno alla cittadina di Alba. È incluso l'intero territorio dei comuni di Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d'Alba ed in parte il territorio dei comuni di Monforte d'Alba, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour, Diano d'Alba, Cherasco e Roddi, nella provincia di Cuneo, dove il Nebbiolo viene coltivato a controspalliera e potato secondo il sistema Guyot, esclusivamente su terreni collinari.

    Dopo il lavoro in vigna, è l’invecchiamento, prima in botte e poi in bottiglia, a svelare il potenziale del vino dei re. Il Disciplinare di Produzione del Barolo prevede le seguenti tipologie:

    • Barolo DOCG: sottoposto ad affinamento per 3 anni di cui 18 mesi in botte;
    • Barolo DOCG Riserva: sottoposto ad affinamento per 5 anni di cui 18 mesi in botte;
    • Barolo o Barolo Riserva DOCG con Menzione Geografica Aggiuntiva.

     

    Caratteristiche e abbinamenti gastronomici del vino Barolo DOCG

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    Le caratteristiche organolettiche del Barolo DOCG sono variabili, grazie all’eterogeneità dei terreni dove viene prodotto, che gli donano ogni volta una sfumatura diversa, sempre affascinante e da scoprire, che possono regalare vini più strutturati o versioni di Barolo più morbide e fruttate.

    Il Barolo si presenta di colore rosso granato con riflessi aranciati, mentre al naso è complessopersistente ed intenso. A note fruttate floreali (viola e vaniglia) si accompagnano note più speziate e di goudron. In bocca è potenteequilibrato ed elegante, un vino di grande personalità. Il Barolo Bussia DOCG 2016, per esempio, è perfetto in abbinamento a menù di carne rossa, selvaggina, carni affumicate, speziate o in agrodolce, ma mai piccanti, accostamento, quest’ultimo, da evitare. Accompagna egregiamente i funghi, i formaggi stagionati, brilla in accostamento al tartufo, altro importante protagonista delle Langhe e perfetto compagno di questo vino. Oppure, il Barolo DOCG Bussia Riserva 2015, un vino ricco di sfaccettature il cui piacere di aver bevuto sembra non voler finire mai, è l’ideale in abbinamento al brasato e agli agnolotti. Ma non solo, come molti grandi ed evoluti vini rossi italiani, il Barolo DOCG “Vigna La Rosa” 2016, può essere degustato e apprezzato come vino da meditazione per accompagnare piacevolmente le conversazioni a fine pasto.

     

     

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