Prendi una bella realtà piemontese che produce vini DOC e DOCG, con una cantina imponente e altamente tecnologica con sede a Barolo. E ora aggiungici un tocco artistico e la volontà di rendere omaggio, con i propri vini, non solo a questa stupenda terra, ma anche a uno dei più noti scrittori di Langa: Cesare Pavese. Ecco, questa è Vite Colte. Tutte le etichette sono infatti dedicate a un’opera del famoso scrittore, che con i suoi versi ha saputo ben rappresentare il proprio territorio. Qui trovi due rossi e due bianchi, per un’esperienza davvero a tutto tondo: un Sauvignon made in Piemonte (con tutto il bello che ne consegue), una Barbera d’Asti Superiore, un Barbaresco e un Moscato Passito.
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(cod. S7182)
La casa in collina è il Barbaresco proposto da Vite Colte. Come per il vino Barolo prodotto dalla stessa azienda, anche questo vino è il frutto dell’assemblaggio di uve nebbiolo provenienti da diversi appezzamenti nelle zone più interessanti della denominazione. Il lungo affinamento in grandi botti di legno di rovere permette di smussare gli angoli e di ottenere un vino dalla bevibilità elevatissima. Se alla vista rivela una nota rosso granato non troppo intensa, al naso è tutto un susseguirsi di profumi e sensazioni. Un vino che va assaporato lentamente, lasciando che ossigeno e temperatura rivelino tutti le sfumature del suo bouquet. In bocca è morbido, fresco e ben sostenuto da un tannino nobilmente cesellato.
La Luna e i Falò è una bella Barbera, molto tipica per la tipologia. Un vino che nasce dalla una attenta gestione della vigna e, soprattutto, da una resa particolarmente bassa al momento della vendemmia. Ne deriva un vino ricco e piacevolmente godibile. In cantina, al termine della vinificazione, il vino riposa in botti di legno per un periodo di non meno di un anno, acquisendo profumi e complessità all’assaggio. Nel calice si presenta di un bel colore rosso rubino intenso. Al naso rivela profumi intensi e ben armonizzati. Note di frutta rossa e fiori, spezie e vaniglia. In bocca è asciutta, morbida e piacevolmente acida. Un vino fatto per essere abbinato ai buoni piatti della tradizione regionale.
Una vendemmia tardiva di uve moscato in purezza. In pratica le uve non vengono vendemmiate quando giungono a maturazione ma vengono lasciate sulle piante, esposte al sole e all’aria, in attesa che inizi un lento processo di appassimento. Il risultato è che lo zucchero contenuto nel grappolo si concentra e il vino che si ottiene è particolarmente profumato. Questa tecnica, però, presenta alcuni rischi. Basta un temporale o una gelata di inizio autunno per vanificare tutti gli sforzi del vignaiolo. Ma se le cosa vanno per il verso giusto, il risultato è un vino meravigliosamente dolce, con un’ampiezza di profumi incredibile. Al naso, infatti, risulta intenso e fruttato, con sentori che richiamano l’uva passa, la vaniglia, il miele e l’albicocca.
Una bella espressione del più amato vitigno a bacca bianca, originario della Francia ma ben adattato in diversi climi. Stiamo parlando del Sauvignon Blanc, uva aromatica che a seconda del clima e del suolo su cui è piantato riesce a esprimersi con vini molto diversi. Le rese in vigna sono mantenute volutamente basse per ottenere un vino complesso e allo stesso tempo ben equilibrato. Ne deriva un vino dal colore giallo paglierino brillante. Al naso le note dominanti sono quelle vegetali, tipiche per il vitigno. Seguono fiori bianchi e spunti di bella mineralità. In bocca è fresco, piacevolmente acido e riccamente fruttato.
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